What a MESs!

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Il gioco di parole cade a pennello. Disordine e discordanza, la fanno da sovrani attorno alla tematica del MES; ma vediamo da vicino di che cosa si tratta.

Il fondo salva stati, meglio conosciuto con l’acronimo M.E.S., Meccanismo europeo di stabilità, è stato approvato nel febbraio del 2012 ed ha così sostituito il suo predecessore, ossia il FESF, fondo europeo di stabilità finanziaria. Quest’ultimo, era stato creato come meccanismo comune per la concessione di aiuti finanziari ai paesi in crisi, con una capacità iniziale di 250 miliardi di euro. Sul finire del 2010, il disaccordo di alcuni stati membri europei e dell’EBA (European Banking Authorithy) riguardo alla possibilità di allargare ai creditori privati la partecipazione alla ristrutturazione del debito greco, portarono a gettare le basi per il la nascita del meccanismo, che si concluse nel 2012 con la nascita del MES.

Istituito mediante un trattato intergovernativo (ossia al di fuori del quadro giuridico della UE) e guidato da un “Consiglio dei Governatori” composto da 19 Ministri delle finanze dell’area dell’euro, ha come funzione fondamentale quella di concedere, sotto condizionalità, assistenza finanziaria ai paesi membri che trovino difficoltà temporanee nel finanziarsi sul mercato, ai fini della salvaguardia della stabilità finanziaria dell’intera zona euro.

Il MES ha a disposizione un’ampia gamma di strumenti per il quale può:

  • Aprire linee di credito verso i propri membri;
  • Fornire assistenza finanziaria precauzionale;
  • Acquistare i titoli di stato, del paese a cui fornisce assistenza, sul mercato primario e secondario;
  • Finanziare la ricapitalizzazione delle istituzioni finanziarie ricorrendo a prestiti governativi;
  • Ricapitalizzare direttamente le banche sotto l’osservanza di determinate condizioni.

Il suo intervento non avviene mai in forma di trasferimenti a fondo perduto.

L’accesso al sostegno si attiva esclusivamente in seguito alla richiesta volontaria dello stato in momentanea difficoltà economica, e viene concesso a fronte di una rigorosa condizionalità e di un’analisi della sostenibilità del debito pubblico (DSA).

Le linee di credito attuabili sono essenzialmente due: la prima chiamata PCCL (Precautionary Conditioned Credit Line): è richiedibile dai paesi membri che presentino un economia solida, una situazione finanziaria regolare e che rispettino alcuni parametri. Il rispetto del tetto del 60% nel rapporto debito/PIL è stato inserito tra questi nella proposta di revisione del trattato istitutivo del MES, non ratificato dai paesi.

La seconda linea di credito, ovvero l’ECCL (Enhanced Conditions Credit Line) è accessibile dai paesi che tendenzialmente hanno una situazione economica e finanziaria stabile ma non rispettano alcuni dei criteri di ammissibilità per l’accesso alla PCCL.

L’onere varia a seconda della natura dello strumento utilizzato: per i prestiti assume la forma di un programma di aggiustamento macroeconomico (specificato in un apposito memorandum of understanding ed in accordo con BCE e FMI) per rientrare nei parametri non rispettati ed evitare potenziali difficoltà nel momento in cui si acceda al finanziamento del mercato. Mentre nel caso di credito precauzionale, destinato ai paesi con economia sana ma colpiti da shock avversi, le condizioni sono meno stringenti (è richiesta solo una lettera d’intenti).

Il MES, come organizzazione intergovernativa europea, viene rifinanziato da tutti gli stati membri della zona euro, con un criterio di ripartizione proporzionale all’importanza economica dello stato.

L’Italia contribuisce per il 17,9% dietro solo a Germania (27,1%) e Francia (20,3%).

Il finanziamento diretto da parte degli stati ammonta a 80 miliardi di euro, mentre l’ammontare massimo che può essere erogato dal MES è 700 miliardi. La differenza può essere coperta tramite l’emissione di Bond sui mercati. L’organizzazione godendo di un rating tripla A, secondo solo al rating dei titoli del FMI (fondo monetario internazionale), può indebitarsi sul mercato a condizioni molto vantaggiose con scadenze che vanno da un mese a 45 anni.

Per il momento i prestiti erogati da quest’ultimo ammontano a 480 miliardi e i paesi beneficianti sono stati cinque: Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna e Cipro. I crediti concessi sono stati quasi del tutto restituiti ed i paesi che hanno goduto degli aiuti sono tornati a rifinanziarsi sui mercati (i  crediti ancora da rimborsare ammontano ad oggi circa a 90 miliardi).

Dopo aver fatto un breve excursus su che cos’è questo famigerato Mes, cerchiamo adesso di capire in che cosa consistono le modifiche recentemente apportate.

Cosa cambia del MES durante la pandemia:

A seguito di numerose proposte avanzate dai paesi membri, il 9 aprile 2020 i ministri delle finanze dell’area dell’euro (Eurogruppo) hanno concordato i termini di quella che sarebbe stata la politica economica portata avanti per fronteggiare la crisi economica causata dalla pandemia di SARS- CoV-2. Il 23 aprile i capi di Stato e di governo del l’UE (Consiglio europeo) hanno approvato tale accordo ed a seguito di alcune precisazioni ed ulteriori ridefinizioni, la linea di credito è stata resa operativa dal Consiglio dei governatori del MES il 15 maggio 2020.

La ‘‘Pandemic crisis support’’ ovvero la linea di credito a sostegno del finanziamento interno dei membri del MES per i costi diretti e indiretti dell’assistenza sanitaria, dovuti alla crisi COVID-19, e sostenuti dal febbraio 2020, sarà basata sul meccanismo dell’ECCL.

Il volume del prestito concedibile ai membri dell’MES, è pari al 2% del loro PIL (prendendo come benchmark quello di fine 2019) avrà scadenza massima di 10 anni e tassi d’interesse molto ridotti, pari circa allo 0,08%.

Come previsto per gli strumenti precauzionali standard, il periodo di disponibilità iniziale sarà di 12 mesi, con la possibilità di essere prorogato per altre due volte, ciascuna avente durata massima di 6 mesi.

La richiesta per l’accesso al credito potrà essere presentata fino al 31 dicembre 2022 ed ovviamente dovrà essere dimostrato come quest’ultimo si inserisca all’interno di un più ampio impegno statale per l’attuazione di un piano nazionale di risposta alla pandemia.

A seguito di alcune valutazioni preliminari da parte delle istituzioni europee, si potrà accedere al supporto con un unico requisito, ovvero che gli stati richiedenti si impegnino ad utilizzare il prestito del MES per sostenere il finanziamento interno dei costi diretti e indiretti dell’assistenza sanitaria, della cura e della prevenzione dovuti a la crisi della COVID 19.

Non saranno quindi previste le condizionalità di aggiustamento macroeconomico.

Sono proprio quest’ultime ad avere acceso in Italia il dibattito attorno alla ‘‘trappola del MES’’. Alcune fazioni politiche hanno sostenuto che la richiesta di tale credito da parte dell’Italia al fondo salva stati, sarebbe stata il preambolo della Troika e di una morsa stringente del controllo Europeo sull’economia Italiana.

In realtà a seguito delle precisazioni su come verrà applicato il regolamento europeo n. 472/2013 possiamo affermare che la sorveglianza rafforzata sarà limitata alla spesa per la sanità pubblica, ovvero l’ambito nel quale dovranno essere utilizzati i soldi concessi e non sarà estesa a nessun altro ambito economico.

Ci troviamo di fronte ad una linea di credito MES che ha condizionalità e fini totalmente differenti da quelle originariamente pensate per fronteggiare la crisi dei debiti sovrani. Seppur disponga di un budget molto limitato che nel caso dell’Italia (intorno a 36 miliardi di euro), la pandemic crisis support consentirebbe un risparmio pari circa a 5,3 miliardi di euro nell’arco di 10 anni, nel caso in cui l’Italia prendesse in prestito la stessa cifra sui mercati all’attuale tasso di’interesse sui titoli a stessa scadeza.

L’alto tasso d’interesse che l’Italia paga sui titoli decennali è il motivo principale per cui l’Italia è uno dei pochi paesi che potrebbe davvero guadagnare dall’accesso alla linea di credito MES.

Lascio a voi questo mio pensiero conclusivo:

‘‘Ma se per una volta evitassimo di strumentalizzare per fini politici questo strumento, e provassimo ad utilizzarlo per investire nella sanità pubblica?”

Articolo di Melissa Marinangeli, Studentessa Double degree France-Italy, IaeLyon-UniTo, International commerce and management

Sitografia:

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