Trade War: Avanti un altro!

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Da ormai quasi due anni è iniziata la “Trade War”, ovvero uno scambio impositivo di dazi doganali, tra USA e inizialmente Cina, che ha poi interessato anche l’Europa.

I dazi doganali

A tal proposito è fondamentale definire il dazio doganale, che è un’imposta indiretta applicata sul valore dei beni importati ed esportati dal Paese che la impone.

Un dazio può essere:

specifico quando consiste in un ammontare monetario fisso su ogni unità importata del bene considerato, indipendentemente quindi dal valore della merce stessa;

ad valorem quando viene fissato in rapporto al valore del bene.

Cosa comporta l’imposizione dei dazi? Lo scopo principale di questa imposta è quello di proteggere l’economia interna tramite l’aumento del prezzo delle importazioni. In particolare, la quantità domandata del bene oggetto del dazio si vedrà ridotta dato l’aumento del prezzo e, essendo le importazioni una posta negativa del reddito nazionale, una loro riduzione tenderà a migliorare la bilancia commerciale e quindi il Pil del paese.

Trade war, percorso storico e fattori determinanti

Dal 2018 gli USA hanno applicato dei dazi doganali verso la Cina per l’alluminio e l’acciaio (tariffe del 25% sulle importazioni dell’acciaio e del 10% sull’alluminio[1]), volti a ridurre il deficit della bilancia commerciale americana.

Non è mancata la risposta di Pechino che stila una lista di 128 prodotti statunitensi su cui ha minacciato dazi dal 15 al 25%, la situazione definita “Trade War” si è protratta anche per il 2019, dove Trump ha deciso di colpire il settore tecnologico cinese, tra cui Huawei (impedendo alle aziende americane di utilizzare le apparecchiature di comunicazione straniere). La questione dei dazi americani nel 2019 inizia a coinvolgere anche l’Europa: il 18 ottobre dello scorso anno vengono imposti dazi su prodotti europei pari a 7,5 mld di dollari.[2]

Nel 2020 si sono attenuate le controversie con la Cina, già da dicembre del 2019 tra i due paesi c’è stata una tregua di 5 mesi, che si è impegnata all’acquisto di prodotti americani per 200 miliardi di dollari.

Lo scorso 15 luglio però, le controversie commerciali e non solo con Pechino risultano tutt’altro che in discesa: Trump con una conferenza stampa annuncia l’intenzione di sanzionare ancora la Cina, accusata di essere portatrice della “maledizione del Coronavirus”; inoltre il presidente USA si congratula col governo inglese per aver bloccato la rete 5g di proprietà di Huawei, ed accusa i suoi rivali politici di aver permesso alla Cina di entrare in possesso di informazioni sensibili sugli Stati Uniti.

Per quanto riguarda l’Eurozona, nonostante sia uno dei maggiori partner commerciali degli USA, l’imposizione della cd. Digital tax in molti paesi europei non è stata cosa gradita per Donald. Un altro fatto determinante nell’imposizione dei dazi è stato l’aiuto non legittimo ad Air bus da parte dell’Europa, la quale contende il mercato oligopolistico aereo con la società americana Boeing.

Detto ciò, il governo statunitense sta valutando dazi addizionali per le importazioni europee pari a 3,1 mld di dollari. La consultazione pubblica americana in merito alla situazione durerà fino al 26 luglio. [3]

Chi sarà il prossimo bersaglio della Trade War americana?

Articolo di Giacomo Gravino, dottore magistrale in Economia e Commercio, Università degli studi di Bari “Aldo Moro”


[1] https://www.ilsole24ore.com/art/dazi-trump-aumenta-tariffe-acciaio-e-alluminio-ACAWZPEB

[2] https://www.repubblica.it/economia/2019/10/18/news/scattano_dazi_trump_anche_su_parmigiano_e_pecorino-238847135/

[3] https://www.agi.it/estero/news/2020-06-24/dazi-usa-contro-europa-trump-8984510/

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