Super League, il calcio che innova

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-Articolo di Francesco La Spina, studente in economia aziendale @Università di Torino

Nella sera di domenica 18 aprile, Juventus, Inter, Milan, Manchester United, Manchester City, Arsenal, Liverpool, Tottenham, Chelsea, Real Madrid, Barcellona e Atletico Madrid attraverso i loro uffici stampa hanno diramato un comunicato che annuncia la nascita di una nuova Super League europea formata da 20 squadre.

Il format

Le squadre fondatrici saranno 15, quindi ne mancano altre tre. Il format consisterà in due gironi da 10 squadre che si sfideranno all’italiana, ossia tutte le squadre giocheranno tra di loro, andata e ritorno. Solo le prime 4 di ogni girone si qualificano alla fase finale, ad eliminazione diretta: la prima di ogni girone sfiderà la quarta classificata dell’altro girone e così le squadre qualificate al secondo posto scontreranno le terze. Il presidente di questa Super League sarà il presidente del Real Madrid, Florentino Perez, ed i suoi vice: il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, da ieri sera presidente dimissionario dell’ECA (associazione dei club appartenenti all’ UEFA), e Joel Glazer presidente del Manchester United. 

Una nuova era 

Secondo le squadre fondatrici l’industria del calcio ha delle enormi potenzialità che sono paralizzate dalla ripartizione dei diritti televisivi. Basti pensare che in Europa solo il 25-30% delle gente può permettersi un abbonamento ad una PayTV. Venti, trenta, quaranta euro solo per il pacchetto calcio o sport o entrambi. Ovviamente la percentuale sarà più bassa nei paesi in via di sviluppo. Questo non fa altro che fomentare la pirateria, danneggiando indirettamente anche i club. 

La Super League sarà organizzata e gestita direttamente dai club. Verrà, infatti, costituita una partecipata dove ogni club sarà socio in egual misura. Verrà segmentato il mercato in modo che tutti potranno prendere visione dello spettacolo delle notti calcistiche europee.

Alcuni numeri

L’investimento iniziale prevede una quota di sottoscrizione pari a 2 milioni , qualora fosse necessario questa verrà incrementata fino a 8 milioni. Dal comunicato ufficiale si legge che successivamente la commercializzazione dei diritti audiovisivi club fondatori dovranno ripartirsi 3,5 miliardi finanziati dalla banca statunitense J.P. Morgan. I soldi non serviranno per finanziare per l’attività di trading di calciatori, calcio-mercato, bensì investimenti strutturali per dare sollievo ai bilanci, annichiliti dalla pandemia. 

FIFA e UEFA, ecco che ne pesano

Il presidente della FIFA Infantino ed il presidente dell’ UEFA Ceferin si sono scagliati contro i 12 club minacciando di ricorrere al tribunale per una causa 50/60 miliardi per danni all’immagine. Lo stesso Ceferin con un comunicato stampa ha fatto sapere che i calciatori dei club coinvolti nel progetto della Super League, figlio dell’avidità, saranno esclusi dalle nazionali. Non solo, anche calciatori come Herrera del PSG ( Paris Saint Germain ) si è scagliato contro. Lo stesso il premier britannico Boris Johnson che con un tweet ha fatto sapere di essere dalla parte delle autorità del calcio per fermare il progetto. 

Aria di cambiamento

Un vecchio proverbio afferma: “ Chi cambia il vecchio col nuovo sa quello che lascia ma non sa quello che trova”, ma se si parla di business potrebbe essere davvero una bella trovata. Immaginate di vedere con maggiore frequenza partite come Real Madrid – Juventus, Milan- Liverpool o Inter – Barcellona. Sono queste partite a portare un ritorno di immagine ai club in termine di profitto e benessere aziendale. Il calcio è un prodotto di entertainement da valorizzare e perché non farlo con un’idea di business diversa dalle solite convenzioni. D’altro canto con la Super League il romanticismo andrà a dissolversi. La Sampdoria che gioca la finale di Coppa Campioni, il Parma che vince la Coppa Uefa, il Chievo delle meraviglie, o il magico Leicester campione d’Inghilterra saranno solo storie da raccontare ai nostri successori. Si sa la nostalgia è un limite per il progresso e per l’evoluzione. Citando Winston Churcill: “ Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare.”

@redazione

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