Quando il denaro viene messo…in lavatrice

Share on facebook
Share on twitter
Share on linkedin
Share on whatsapp
Share on email

-Articolo scritto da Nolé Giammarco, studente di economia presso l’università degli studi di Ferrara

Questo articolo punta a far luce sul fenomeno del riciclaggio di denaro. Quotidianamente l’opinione pubblica, veicolata dai media, si focalizza sulla piaga dell’evasione fiscale che sottrae gettito alle casse dello Stato. È fenomeno molto più sfuggente invece quello del riciclaggio di denaro, che è altrettanto stigmatizzabile perché coinvolge in maniera inconsapevole i singoli agenti economici rappresentati dai consumatori generando un danno non indifferente al sistema economico e alle stesse casse dello Stato.

Cos’è il riciclaggio di denaro

Secondo le stime di UNODC (United Nations Office on Druds and Crimes) il denaro riciclato a livello globale si aggira sull’ordine del 2-5% del Pil mondiale.[1]

Solo in Italia secondo il comunicato stampa del MEF nel 2019 il totale dell’economia non osservata sarebbe di circa 210 miliardi di euro, pari al 12.4% del Pil nazionale. In particolare emerge il dato riguardante il valore aggiunto delle attività illegali (droga, prostituzione, contrabbando ecc…) che si aggirerebbe intorno ai 18 miliardi di euro[2].

Dati alla mano è dunque possibile asserire che le probabilità che ognuno di noi sia entrato in possesso di denaro derivanti da fonti illecite è decisamente alta.

Con riciclaggio di denaro si fa riferimento a quel meccanismo attraverso cui il denaro proveniente dalle suddette attività illecite viene veicolato nell’economia reale e mischiato al denaro lecito.

L’esigenza di riciclare denaro nasce dall’impossibilità di spendere somme ingenti di denaro senza attirare l’attenzione dei controlli circa la sua provenienza.

In questo modo dunque, le attività illecite riescono a eludere i controlli di natura fiscale e giudiziaria, riuscendo ad autofinanziarsi e a trarre enormi profitti. È questo un fenomeno altamente pericoloso in quanto, come già sottolineato, le somme riciclate entrano a far parte del calcolo del PIL nazionale e ognuno di noi ne amplifica gli effetti negativi ogni volta che ne entra in possesso.

Metodi di riciclaggio

Per riuscire a contrastare la piaga del riciclaggio occorre innanzitutto individuare i metodi attraverso cui viene messo in atto. In questa sede ci focalizzeremo sui tre più diffusi in ambito sia nazionale che internazionale.

1.smurfing

La tecnica dello smurfing è sicuramente quella più diffusa nonché quella più semplice da attuare. Il suo funzionamento si fonda sull’obbligo delle banche e degli istituti di credito di segnalare alle autorità di vigilanza tutte quelle operazioni di prelievo e versamento che superano una certa soglia. In particolare nello scenario nazionale, dal 2019 i suddetti istituti hanno l’obbligo di segnalare gli spostamenti di denaro superiori a un ammontare di diecimila euro mensili tra prelievi e versamenti. Nulla vieta inoltre di segnalare anche singoli prelievi o versamenti di entità superiore a mille euro.

La tecnica dello smurfing punta ad aggirare questi controlli e consiste nell’effettuare diversi piccoli versamenti in relazione a somme di denaro legate tra di loro, rimanendo sotto la soglia fissata per l’identificazione.

In genere lo smurfing si attua mediante la rete dei money transfer che talvolta si sostituisce completamente ai canali finanziari ufficiali, ad esempio nel caso di lavoratori stranieri emigrati nei paesi più ricchi per trasferire disponibilità alle famiglie rimaste a casa.

La tecnica dello smurfing è il punto di partenza per diverse altre attività di riciclaggio, infatti una volta che il denaro sporco viene immesso in un circuito finanziario attraverso piccoli versamenti, sarà pronto per essere convogliato verso i paradisi fiscali, società di comodo, investimenti fittizi ecc…

2. proprietà di attività commerciali ad alto uso di contante

Sempre più spesso passeggiando per le strade delle nostre città si può notare la presenza di diverse piccole attività imprenditoriali piuttosto atipiche. È il caso ad esempio dei “bangladini” che spopolano nella Capitale e che nonostante i loro prezzi esorbitanti e la scarsa affluenza di clienti, riescono a mantenersi in vita. È anche il caso di diversi saloni di barbieri o parrucchieri provenienti spesso dall’estero in cui si nota una scarsissima affluenza di clienti soprattutto se confrontata ai competitor nazionali. Questa categoria lascia spazio a innumerevoli altri esempi di attività che variano di città in città ma che presentano una caratteristica in comune: la prevalenza di denaro contante.

È proprio questa peculiarità che rende estremamente sensibili questo tipo di attività al meccanismo del riciclaggio.

Basterà infatti miscelare il denaro da riciclare con i proventi legittimi dell’attività e dichiarare il tutto come utile d’impresa. Risulterà estremamente difficile, data la prevalenza di contante, riuscire a scindere il denaro sporco da quello pulito.

È rilevante sottolineare che in questo modo non si riesce a ripulire interamente le somme illecite poiché parte del denaro sporco verrà indirizzato nelle casse dello stato mediante i tributi IRPEF o IRES ( a seconda del tipo societario) al pari degli utili legittimamente conseguiti. Ancora una volta quindi risalta il preoccupante nesso tra attività illecite e il sistema economico e fiscale. Le attività che meglio si prestano a questo tipo di metodo di riciclaggio sono i bar, le pizzerie, i ristoranti, gli autolavaggi a gettoni e tutte le altre attività dominate dall’uso di contante.

3. Gioco d’azzardo

Attorno al gioco d’azzardo si aggira da sempre un alone di mistero e illegalità nel suo funzionamento, soprattutto quando si pensa ai casinò.

Le case da gioco attualmente rappresentano infatti uno dei propulsori più potenti nel meccanismo del riciclaggio di denaro.

Il suo funzionamento è basilare: l’organizzazione criminale compra un’ingente  quantità di fiches con il denaro sporco e ne gioca una piccolissima parte, chiedendo al casinò di attestare con un certificato che il denaro cambiato sia frutto di reali vincite di gioco. Il tutto è estremamente semplificato se si tiene conto che la quasi totalità dei casinò è direttamente gestita da organizzazioni criminali, le quali potranno sostanzialmente autocertificarsi le proprie “vincite”. Una volta ottenuto il certificato di vincita, le somme riciclate sono completamente ripulite e facilmente spendibili sul mercato.


[1] Money-Laundering and Globalization , stime UNODC.

[2]Il Comitato di Sicurezza Finanziaria pubblica la seconda analisi dei rischi di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo in Italia.

Iscriviti alla newsletter

DIPENDE: la newsletter settimanale in cui ti racconto e dico la mia sugli avvenimenti più importanti nel panorama economico e politico italiano

Altri articoli dal Blog

Facciamoci una chiacchierata

Scrivimi per qualsiasi richiesta

Contattami