Il Next Generation EU, in pratica

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-Articolo scritto da Simone del Rosso, studente in economia degli intermediari e dei mercati finanziari @UniBa

Il 21 luglio scorso, dopo quattro giorni e quattro notti di estenuanti trattative, i 27 Capi di Stato e di Governo dell’Unione hanno raggiunto l’accordo sul Recovery fund, chiamato Next Generation EU, che avrà l’obiettivo di sostenere la ripresa e la resilienza delle economie degli Stati membri, rilanciando gli investimenti pubblici e privati orientati al Green New Deal e alla digitalizzazione, sostenendo la ripresa dell’economia post-pandemia.

L’accordo riguarda principalmente tre punti:

  1. il funzionamento del fondo Next Generation EU;
  2. il ruolo di Commissione e Consiglio nella governance del fondo;
  3. la composizione del bilancio europeo 2021-2027.

Il funzionamento del fondo

La Commissione sarà autorizzata ad utilizzare il suo elevato rating creditizio per prendere a prestito fino a 750 miliardi di euro, attraverso l’emissione e il collocamento di bond garantiti dal bilancio europeo sui mercati dei capitali per il periodo 2021-2024.

Le risorse verranno, poi, erogate dalla Commissione ai Paesi membriper 390 miliardi in grants e per 360 miliardi in loans a tassi molto bassi e a condizioni agevolate.

La parte più consistente del Next Generation EU è il Recovery and Resilience Facility dotato di 672,5 miliardi (di cui 360 miliardi in loans e 312,5 miliardi in grants).

Il 70% delle risorse dovrà essere impegnato nel biennio 2021-2022, il restante 30% entro la fine del 2023.[1] La dotazione complessiva dovrebbe essere erogata entro il 2026.

Il criterio di ripartizione degli stanziamenti per il primo biennio sarà il livello di disoccupazione 2015-2019. Per l’anno 2023 i criteri seguiti saranno la perdita del Pil reale osservata nel 2020 e la perdita cumulativa del Pil reale osservata nel periodo 2020-2021.

Le operazioni di rimborso dei prestiti saranno effettuate tra il 2028 e il 2058.

Entro aprile 2021, i governi dovranno presentare le richieste di finanziamento attraverso i Piani per la ripresa e la resilienza, allegati ai Programmi nazionali di riforme (PNR), che saranno sottoposti alla valutazione della Commissione.

Il Governo italiano si è impegnato a presentare le linee-guida del programma di riforme e investimenti alla Commissione entro il 15 ottobre, congiuntamente alla consegna del Documento Programmatico di bilancio 2020.

I piani nazionali di riforme devono contenere interventi strutturali su green economy, trasformazione digitale, pensioni, lavoro, giustizia, pubblica amministrazione, istruzione e sanità.

I piani saranno valutati dalla Commissione, entro due mesi dalla presentazione, con l’attribuzione di un punteggio che terrà conto di:

  • criteri di coerenza con le raccomandazioni specifiche per paese;
  • rafforzamento del potenziale di crescita;
  • creazione di posti di lavoro;
  • resilienza sociale ed economica del paese;
  • contributo alla transizione verde e digitale.

La governance del fondo

La valutazione dei piani dovrà essere approvata dal Consiglio, a maggioranza qualificata su proposta della Commissione entro quattro settimane. Inoltre, la Commissione chiederà il parere dell’ECOFIN (composto dai ministri dell’economia e delle finanze di tutti gli Stati membri) in merito al soddisfacente conseguimento dei target intermedi e finali. Servirà il voto di almeno 15 Paesi su 27 che rappresentino almeno il 65% della popolazione europea per rigettare un piano nazionale di riforme. L’erogazione dei finanziamenti sarà strutturata in varie tranche, ciascuna delle quali necessiterà dell’approvazione all’unanimità del Comitato economico finanziario (composto dagli alti funzionari delle amministrazioni nazionali e delle banche centrali, della BCE e della Commissione).

Qualora, in via eccezionale” uno o più Stati membri ritengano che vi siano gravi scostamenti dal conseguimento dei target, possono chiedere che il Presidente del Consiglio europeo rinvii la questione al successivo Consiglio, che dovrà discuterne in maniera “esaustiva”.

Questo è l’aspetto più controverso dell’accordo che dovrà essere approfondito dalle normative di attuazione del Recovery fund.

La valutazione del Consiglio non dovrà richiedere più di tre mesi, duranti i quali verrebbe sospesa l’autorizzazione all’erogazione dei finanziamenti da parte della Commissione.

La decisione finale sulla gestione dei trasferimenti rimarrebbe comunque di competenza in capo alla Commissione, nel rispetto dell’articolo 17 del TUE e dell’articolo 317 del TFUE.

Il bilancio europeo 2021-2027

Per quanto riguarda il Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) 2021-2027, l’accordo del Consiglio prevede di portare l’ammontare del bilancio europeo a 1.074,3 miliardi di euro, che sommati ai 750 miliardi del Recovery fund, portano il budget Ue 2021-2027 a 1.824,3 miliardi.[2]

Una delle novità più importanti riguarda l’introduzione di risorse proprie dell’Unione nel bilancio comunitario. Sarà introdotta la tassa sui rifiuti di plastica non riciclati a partire dal 1° gennaio 2021, mentre nel primo semestre dell’anno la Commissione presenterà proposte sulla definizione di un meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera e sulla Web tax.  Nel corso del triennio 2021-2023 la Commissione presenterà delle proposte su una tassa sulle transazioni finanziarie (una sorta di Tobin tax che ha già la forte opposizione del settore bancario) e una riforma del sistema di scambio di quote di emissioni, estendendolo a settori come aviazione e nautica.

Sul fronte dei contributi degli Stati membri al bilancio europeo, i Paesi frugali sono riusciti ad ottenere l’incremento dei rebates, ossia i rimborsi di parte dei contributi versati:

  • Danimarca: 322 milioni;
  • Germania: 3,67 miliardi (invariati rispetto al bilancio precedente);
  • Paesi Bassi: 1,921 miliardi (da 1,1576 mld);
  • Austria: 565 milioni (da 287 mln);
  • Svezia: 1,069 miliardi (da 823 mln).

Gli sconti saranno finanziati da tutti gli altri Stati membri in proporzione al loro reddito nazionale lordo.[3]

L’accordo del Consiglio ha comportato tagli a molti programmi strategici comunitari:

  • Just Transition Fund, il fondo per il sostegno alla transizione energetica, passa dai 30 previsti a 10 miliardi;
  • Horizon Europe, il programma di ricerca scientifica europeo, passa da 94,4 proposti dalla von der Layen a 80,9 miliardi su sette anni (75,9 mld + 5 mld una tantum previsti dal Next Generation EU);
  • InvesEU, l’ex piano Juncker, passa da 30,3 a 5,6 miliardi;
  • Digital Europe, il programma per sostenere la digitalizzazione, passa da 9,1 proposti dalla Commissione a 6,7 miliardi;
  • Eu4Health, il piano per la prevenzione da nuove pandemie, è stato cancellato, con conseguente mantenimento della competenza esclusiva dei singoli Stati per la sanità;
  • il fondo agricolo per lo sviluppo rurale è stato dimezzato da 15 a 7,5 miliardi.
  • RescEu e ReactEu, i programmi per la formazione di una protezione civile europea, passano rispettivamente da 2 a 1,9 miliardi e da 50 a 47,5 miliardi;
  • Solvency Support Instrument, il piano europeo per gli aiuti alle imprese insolventi, è stato cancellato;
  • Ndici, il programma di cooperazione internazionale, è stato cancellato.[4]

Il 23 luglio scorso il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione non legislativa sull’accordo del Consiglio su Recovery fund e QFP. Si evidenzia l’importanza dell’accordo ma si sottolinea l’esigenza di migliorare il QFP, intervenendo sui tagli ai programmi comuni, ritenuti “inaccettabili”.

Inoltre, la risoluzione ha illustrato le tre strade percorribili per il finanziamento del bilancio europeo:

  1. tagli ai programmi con valore aggiunto fino al 2058;
  2. aumento dei contributi degli Stati membri;
  3. introduzione di entrate fiscali europee.

Quest’ultima sembra essere la strada suggerita dalle proposte della Commissione.

Figura 1. Composizione spesa Ue 2021-2027: https://www.consilium.europa.eu/it/infographics/recovery-plan-mff-2021-2027/

I vantaggi per l’Italia

L’Italia sarà il maggior beneficiario del Recovery fund (28%) con 208,8 miliardi, di cui 81,4 in sussidi a fondo perduto e 127,4 in prestiti. Nell’accordo è stata inclusa una clausola che prevede la possibilità di un prefinanziamento per gli Stati pari al 10% dei sussidi previsti dal Recovery e Resilience Facility, con la possibilità di rendicontare retroattivamente le spese effettuate a partire da febbraio 2020 nell’ambito dei target indicati dalla Commissione.[5]

Nella Nadef (Nota di aggiornamento al Def), il Governo ha programmato di utilizzare solo 25 miliardi del Next Generation EU nel 2021, di cui 14 in grants (10 dalla Recovery and Resilience Facility e 4 dal React EU) e 11 di loans.

L’Italia passerebbe da contributore a beneficiario netto del bilancio europeo 2021-2027.

A fronte degli 81,4 miliardi di sussidi a fondo perduto, l’Italia ne dovrebbe versare 55 come contributi al bilancio europeo dopo il 2028, per un sussidio netto di 26,4 miliardi nel lungo periodo, stando a fonti diplomatiche europee e governative.

Un’Europa ancora intergovernativa ma più forte

L’accordo raggiunto dai Ventisette è indubbiamente una tappa storica nel processo di convergenza economica dell’Unione. Sono stati sfatatati i tabù dell’unione di trasferimenti e dell’emissione di debito comune europeo. I Paesi frugali (Austria, Danimarca, Svezia, Paesi Bassi) hanno ottenuto un aumento dei rebates e la garanzia di un “freno di emergenza” per rallentare l’erogazione dei fondi a quei paesi che non rispettino la tabella di marcia indicata dalla Commissione.

I Paesi del Sud, grazie alla mediazione dell’asse franco-tedesco, sono riusciti a disinnescare parzialmente il meccanismo intergovernativo del diritto di veto.

I punti deboli dell’accordo sono riconducibili al taglio dei fondi a numerosi programmi strategici europei, probabilmente sacrificati per compensare le maggiori risorse destinate ai singoli Stati, e alla blanda condizione imposta agli Stati membri di rispettare i principi dello stato di diritto, compromesso forse inevitabile per ottenere il sostegno di Ungheria e Polonia.

La strada verso la ripresa post-Covid è ancora lunga e le incognite sono tante.

Nelle prossime settimane proseguiranno le trattative in seno al Consiglio per definire i dettagli tecnici del funzionamento del Next Generation EU.

L’ultima parola sull’approvazione del bilancio europeo spetterà al Parlamento europeo, con il quale sono in corso trattative, a cui seguiranno le ratifiche dell’accordo intergovernativo da parte dei singoli parlamenti nazionali.


[1] A.15 EUCO 10/20 final conclusion.

[2] https://www.consilium.europa.eu/it/policies/the-eu-budget/long-term-eu-budget-2021-2027/

[3] 152. EUCO 10/20 final conclusion.

[4] A.14 EUCO 10/20 final conclusion.

[5] A.17 EUCO 10/20 final conclusion.

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