La sindrome dei Buddenbrook

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Lorenzo Romanzi, studente di Economia e Management presso LUISS Guido Carli

Tra necessità di cambiamento e paura del ricambio generazionale nelle imprese familiari in Italia

Abstract: dalla letteratura all’economia storia della sindrome dei Buddenbrook e dei risvolti attuali sull’economia italiana.

Premessa Letteraria

Nel 1901 Thomas Mann pubblica a Lubbecca, Svizzera, il suo primo romanzo intitolato “I Buddenbrook: Decadenza di una famiglia”, il testo è destinato ad avere grande successo ed infatti è considerato tutt’ora un best seller senza tempo nonché uno dei pilastri della letteratura tedesca. 

Risvolti economici

Il libro di Mann non ebbe successo solamente nei circoli letterari, ma anche gli economisti dell’epoca apprezzarono il testo. Nel suo capolavoro Mann descrive la progressiva rovina di una agiata famiglia borghese-mercantile di Lubecca nel corso di quattro generazioni tra il 1835 ed il 1877. Dopo la pubblicazione del romanzo viene quindi coniata l’espressione “Sindrome dei Buddenbrook” che viene usata per identificare le situazioni nella quali, in un’azienda familiare, le generazioni successive alla seconda, mostrano scarso interesse o attitudine alla gestione dell’impresa e ne determinano il fallimento. Difficilmente le aziende rimangono nelle mani della stessa famiglia per più di un paio di generazioni sembra infatti un destino comune a molte imprese di paesi differenti che la prima generazione di imprenditori sia quella del fondatore, che crea dal nulla una nuova attività , la seconda generazione porta l’impresa ad alti livelli di organizzazione e di produzione, mentre la terza o a volte la quarta generazione, cresciuta negli agi, non mostra interesse per l’attività di famiglia e si dedica ad altre attività oppure non è in grado di portare avanti la stessa attività e ne determina così il fallimento. Lo storico Landes ha sostenuto l’esistenza di una vera e propria “sindrome dei Buddenbrook” in grado di spiegare la fine di molte dinastie imprenditoriali europee ed americane con l’arrivo alla guida delle imprese della terza generazione. 

Le aziende familiari in Italia, rischio sindrome?

In Italia, secondo l’osservatorio AUB, le aziende a conduzione familiare sono 784.000, pesano il 70% del mercato occupazionale e costituiscono il 60% di quello azionario. È interessante notare, con riferimento alla sindrome dei Buddenbrook, come solamente il 57% delle aziende presenti nello stesso rapporto dell’osservatorio AUB di 10 anni fa è presente anche oggi. Tra le più importanti imprese a conduzione familiare rientrano Exor, Ferrero, Luxottica, IP, Esselunga, Menarini, Fininvest e molte altre. 

Secondo uno studio di Federmanager in 7 aziende a conduzione familiare su 10 il management è espressione della famiglia invece di essere scelto in base alle competenze attraverso selezioni sul mercato del lavoro; questo espone le aziende a conduzione familiare a performance peggiori con riguardo alla produttività e all’organizzazione, ma soprattutto le espone anche ai rischi della sindrome dei Buddenbrook!

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