Economia Comportamentale: dall’homo oeconomicus al Paternalismo libertario

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-Articolo scritto da Lorenzo Romanzi, studente di Economia e Management presso LUISS Guido Carli

Premessa
L’Economia classica di Smith, Ricardo e Say si basa essenzialmente sulla teoria della scelta razionale ed utilizza come suo cardine il concetto di homo oeconomicus, locuzione che descrive il soggetto astratto dell’attività economica caratterizzato da:
 Razionalità;
 Perfetta informazione e conoscenza;
 Interesse esclusivo per i propri interessi ed i propri fini;
 Indirizzo dell’azione verso la massimizzazione del proprio benessere.

Le caratteristiche dell’homo oeconomicus lo rendono più modello astratto che una semplificazione della realtà, nonostante ciò per molto tempo il modello sopra descritto è stato la base delle teorie economiche più importanti. Gli aspetti più controversi del modello sono sicuramente i primi due:
l’esperienza ci insegna come non sia possibile per l’uomo avere una conoscenza piena e completa di tutto lo scibile e che non sempre, anzi a dire il vero quasi mai, l’uomo agisce con razionalità, spesso infatti esso è preda di istinti ed impulsi. Dall’accettazione dell’idea dell’homo oeconomicus sono nati i due principi alla base dello studio dei sistemi microeconomici e dei mercati:
 Gli uomini agiscono come un homo oeconomicus;
 Le deviazioni non sono sistemiche.
Ne “La teoria dei sentimenti morali” del 1759 Adam Smith, padre della scuola classica, afferma:
«Quante persone si rovinano gettando via denaro per chincaglierie di nessuna utilità? Ciò che stuzzica questi amanti di ammennicoli non è tanto l’utilità, quanto il fascino delle macchine che dovrebbero produrla. Le loro tasche sono piene di questi piccoli oggetti … la cui utilità non merita
la fatica di procurarseli» prosegue Smith «Ci sono evidentemente alcuni principi della natura umana, che spingono a interessarsi al destino degli altri, a rendere la felicità altrui necessaria per la propria, nonostante non si derivi da essa null’altro che il piacere di vederla realizzarsi».
Smith e gli economisti classici si accorsero che l’idea dell’homo oeconomicus presentava moltissimi limiti, ma nonostante ciò non rinunciarono all’idea di un uomo perfettamente cosciente in grado di compiere solamente scelte razionali ed essa divenne il pilastro della scuola
Classica.

L’ homo oeconomicus è stato il modello alla base dell’economia per molto tempo, e tuttora rappresenta un dei concetti chiave dell’analisi microeconomica, ciononostante le spiegazioni psicologiche e le critiche verso un modello basato unicamente sulla razionalità dell’uomo
continuarono a far parte dell’analisi di molte figure importanti nello sviluppo dell’economia classica e neoclassica, quali Jeremy Bentham, W. Stanley Jevons e John Maynard Keynes. Sulla scia di Adam Smith, Bentham scrive in “An Introduction to the Principles of Morals and Legislation” del 1789 «La natura ha posto gli esseri umani sotto il governo di due sovrani, la
sofferenza e il piacere … Essi ci governano in tutto ciò che facciamo, in tutto ciò che diciamo, in tutto ciò che pensiamo». Successivamente fu soltanto grazie a W. Stanley Jevons ed in seguito a John Maynard Keynes che le tematiche psicologiche ed economiche tornarono ad incrociarsi, ma
solamente a partire dalla seconda metà del Novecento gli economisti tornarono a mettere in discussione l’idea dell’uomo razionale in grado di saper scegliere sempre coscientemente. Il merito di aver fondato l’economia comportamentale ed aver almeno in parte sradicato dogmi e
credenze radicate nell’economia da oltre un secolo va indubbiamente a Daniel Kahneman, psicologo ed economista israeliano vincitore nel 2002 del premio Nobel per l’economia «per avere integrato i risultati della ricerca psicologica nella scienza economica, specialmente in merito al giudizio umano e alla teoria delle decisioni in condizioni di incertezza […]. Coloro che studiano il ruolo della psicologia in ambito economico possono dimostrare, con sempre maggior fiducia, che in alcune situazioni gli uomini non si comportano come homo oeconomicus».
Grazie agli studi di Kahneman l’economia comportamentale si è ritaglia il suo spazio all’interno degli studi economici, ma ancora non riesce ad affermarsi universalmente. In questo senso grande contributo alla causa dell’economia comportamentale lo ha dato l’Università di Chicago tra le
prime ad inserire l’economia comportamentale come materia di studio e prima a finanziare le ricerche in tale direzione, non è un caso che essa è l’università dove insegna ed ha insegnato Richard H. Thaler ultimo grande economista ad aver dato un contributo straordinario all’economia
comportamentale. Lo stesso Thaler è stato premiato nel 2017 con il premio nobel per l’economia perché «Esplorando le conseguenze della razionalità limitata, delle preferenze sociali e della mancanza di autocontrollo, ha mostrato come questi tratti umani sistematicamente influenzano le
decisioni individuali e gli esiti di mercato […]. Ha costruito un ponte tra le analisi economiche e psicologiche del processo decisionale del singolo» (The Royal Swedish Academy of Sciences).

Il paternalismo libertario
La nuova frontiera dell’economia comportamentale secondo Thaler è il paternalismo libertario, nel volume Nudge: Improving Decisions About Health, Wealth, and Happiness, scritto in collaborazione con l’amico e collega Cass R. Sustein, viene definito il paternalismo libertario come
un tipo di paternalismo relativamente tenue, indulgente e poco invadente, perché le scelte non vengo bloccate, impedite o rese eccessivamente onerose, non si tratta in fatti di una forma di coercizione o di restrizione coatta. L’idea di Thaler e Sustein parte dal principio secondo il quale
l’uomo non è razionale e non si comporta mai da homo oeconomicus, gli individui, secondo Thaler e Sustein «non sanno esattamente cosa è bene per loro e, quindi, può essere utile che qualcuno li accudisca, come un genitore fa con i propri figli». Poiché gli uomini non sono sempre razionali e
non hanno quasi mai una conoscenza piena della materia, anche a causa delle asimmetrie informative, può essere utile pungolarli o spingerli leggermente verso una direzione, senza però limitare le loro capacità e possibilità di scelta.

Esempi di Spinta gentile o Nudging
 HSBC ha lanciato una applicazione per smartphone che invia quotidianamente ai propri clienti un resoconto dei consumi includendovi l’ammontare delle spese destinate a caffè e sigarette. L’obbiettivo è consentire ai clienti di confrontare, mese dopo mese, il budget
utilizzato per queste voci di spesa, per poter osservare i propri miglioramenti ed essere così invogliati a ridurre al minimo le cattive abitudini.
 A Copenaghen sono state dipinte sul manto stradale delle impronte finte nella direzione dei cestini della spazzatura con lo scopo di indirizzare i cittadini a gettare i rifiuti all’interno degli appositi contenitori. Questo apparentemente banale stratagemma adottato in un test controllato ha ridotto del 46% la quantità di rifiuti abbandonati per strada.
 Le scale della metropolitana di Odenplan, in Svezia, sono state trasformate per un giorno nei tasti di un pianoforte che suonavano al passaggio delle persone. Se stimolata attraverso il divertimento della melodia del pianoforte la maggior parte dei cittadini (oltre il 66%) ha scelto di utilizzare gli scalini invece degli ascensori o delle scale mobili.

Critiche alla Spinta Gentile
Di seguito è possibile leggere alcune delle critiche più eloquenti rivolte al paternalismo libertario che ne rallentano l’affermazione all’interno dello studio dell’economia moderna:
 il cittadino-consumatore non sempre è consapevole della spinta gentile;
 non è possibile dimostrare con certezza che i comportamenti indotti attraverso la spinta gentile successivamente si radichino nella società e diventino scelte consapevoli;
 le tecniche di nudging se utilizzate da individui con fini riprovevoli potrebbero essere molto pericolose;
 È molto difficile individuare un limite tra spinta gentile e coercizione.

Considerazioni Finali
Il rapporto tra economia e psicologia pur essendo stato individuato alla nascita del concetto stesso di economia è stato sempre conflittuale e sporadico, spesso nell’analisi economica è stato preferito l’utilizzo di modelli che rendessero semplici ed immediate le applicazioni algebriche e
matematiche, anche a scapito di una descrizione fedele dalla realtà. L’economia comportamentale con tutte le sue declinazioni si propone di ricucire lo strappo che era stato creato tra economia e psicologia e che del resto nessun economista approvava, poiché come sostenne John Maynard Keynes, padre dell’economia moderna, «L’economia è una scienza
morale!».

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